Domanda:
Che risposta si può dare a coloro che dicono che “se la donna musulmana non lavora negli ambiti della medicina e dell’insegnamento, chi lo farà al posto suo”, pur sapendo che esse commettono alcune trasgressioni religiose, sostenendo la regola secondo la quale i casi di necessità maggiore rendono lecite le cose normalmente illecite?
Risposta:
Non credo che basarsi su questa regola a proposito di questo argomento sia corretto, poiché i casi di necessità maggiore rendono lecite le cose normalmente illecite in ciò che riguarda gli individui.
Questa regola è del resto dedotta dai versetti seguenti (traduzione dei significati):
“Vi sono vietati gli animali morti, il sangue, la carne di porco…” [Sura al-ma’ida versetto 3]
“…a parte i casi di forza maggiore” [Sura al-an’am, versetto 119]
È importante far notare due cose:
La prima: se succede ad una persona responsabile qualcosa ed è costretta a ricorrere a ciò che è illecito alla base, qui il caso di necessità maggiore autorizza la trasgressione dei divieti.
La seconda: non si dirà che il caso di necessità maggiore renda lecito ciò che è illecito per qualcosa che non si è ancora prodotto ma che potrebbe succedere nel futuro. Non dobbiamo ad esempio esporci alla distruzione laddove questo non si possa evitare con ciò che Allah ha permesso. Premeditare di andare in un luogo dove sappiamo di commettere ciò che Allah – ‘azza wa jall – ha vietato e poi giustificarsi con la regola: il caso di necessità maggiore rende lecito l’illecito, questa regola non ha posto qui.
Ugualmente i sapienti hanno posto come condizione a questa regola un’altra regola che è: la necessità maggiore è misurata nel suo giusto valore. Se una persona è costretta a mangiare il cadavere di un animale, non ne mangerà tanto quanto mangerebbe di una carne pura e lecita, ma mangerà una quantità che le permetta di respingere il pericolo di morte.
Diremo che la presenza di dottoresse musulmane è un obbligo collettivo [1], ma se riempire questo obbligo implica una trasgressione religiosa, non è permesso farlo. Non ci è permesso esporre le nostre mogli e le nostre figlie ai pericoli che possiamo constatare nelle università o altro pretendendo di voler insegnar loro un obbligo collettivo.
Inoltre, tutte le ragazzine musulmane nelle scuole e nelle università non sono “praticanti”, (quindi) coloro che sono negligenti si prenderanno in carico di assolvere quest’obbligo collettivo. Le altre donne che sono praticanti, se non lo assolvono, non saranno ritenute responsabili poiché si tratta di un obbligo collettivo.
[1] In opposto all’obbligo individuale (fard kifaya), l’obbligo collettivo è quello che, se assolto da altri, non incombe più alle altre persone, ma se non è assolto da nessuno, il peccato spetta a tutti.
[Domanda n°259 allo Sheikh Al-Albani]
da: Raccolta di fatawa riguardanti le donne, a cura di ‘Amr ‘Abd al-Mun’im Salim, Ed. Al-Hadith, Bruxelles 2008.
Traduzione a cura di www.alghurabaa.net
Nota: il testo è quello relativo alla terza edizione del libro, il numero della domanda può cambiare a seconda dell’edizione.
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